martedì 26 maggio 2020

STEP #18: Termine nella filosofia contemporanea

Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento si collocano la vita e l'opera del pensatore e storico dell'arte tedesco Aby Warburg. Di origini ebree e primogenito di una ricca dinastia di banchieri, Warburg dedicò gran parte della propria vita alla ricerca delle Pathosformeln (letteralmente "forme delle emozioni"), cioè gesti, posizioni e raffigurazioni presenti nell'arte europea con radici ben più antiche rispetto a quanto si possa immaginare. È così che l'Allegoria del mese di marzo di Francesco del Cossa, presente negli affreschi di palazzo Schifanoia a Ferrara, le due figure rappresentate (l'uomo nero vestito di stracci e con in mano una corda e l'uomo bianco, abbigliato elegantemente, che tiene in mano una freccia e un anello) sono in realtà rappresentazioni dei decani, divinità antichissime di origine egizia descritte nell'opera Introductorium in astronomiam dell'astronomo e filosofo persiano Albumasar. Per Warburg, che aveva anche intrapreso studi di tipo psicanalitico, questa presenza di invarianti, che fanno la loro comparsa in culture e popoli distanti nel tempo e nello spazio, è sintomo di una specie di memoria organica inconscia (la Die Mneme di Richard Semon), che riemerge in contesti anche molto diversi tra loro. (Questa è un'altra testimonianza della centralità, nella storia dell'uomo, del pensare per immagini.) Allo stesso modo, il gruppo rappresentato dal pittore Édourard Manet nel suo celebre dipinto Le déjeneur sur l'herbe, apparentemente modernissimo e rivoluzionario, trae in realtà ispirazione dal Giudizio di Paride di Marcantonio Raimondi. Warburg, per procedere nei suoi studi, poteva contare sull'ausilio di una biblioteca immensa, ordinata però in modo particolare: i libri, infatti, non erano organizzati seguendo alcun tipo di classificazione alfabetica o cronologia. bensì venivano indicizzati secondo una legge del buon vicinato, cioè seguendo l'affinità dei contenuti. In questo modo un saggio di scienze naturali poteva trovarsi accanto ad un trattato di etica o di astronomia cinquecentesco, e così via, in modo da provocare la nascita di combinazioni e idee inaspettate, favorendo i collegamenti trasversali tra le varie discipline. (Ancora oggi la biblioteca del Warburg Institute di Londra è cosi strutturata.) Come detto, questa grande disponibilità di libri e opere permise a Warburg di concentrare i propri sforzi verso la creazione di una sorta di atlante delle immagini (Bilderatlas) intitolato Mnemosyne, in onore della divinità greca della memoria. Questo atlante, organizzato come una specie di album fotografico, è diviso in sezioni, e in ognuna vengono accostate immagini in modo da creare delle vere e proprie mappe della memoria figurativa. Viene ad esempio ripercorsa la figura della ninfa, partendo dai sarcofagi antichi, passando per Raffaello (e, come detto, per Marcantonio Raimondi) fino ad arrivare al sopracitato Manet. Mnemosyne purtroppo rimane un'opera incompiuta a causa della morte di Warburg nel 1929 (un po' come il Theatro camilliano), ma è sicuramente il contributo più grande di questo personaggio, grazie al quale di fatto nacque una nuova disciplina: l'iconologia.

Aby Warburg fotografato nel suo studio
Riferimenti bibliografici:

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STEP #24: Sintesi finale

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