sabato 30 maggio 2020

STEP #19: Termine nell'utopia

Protagonista dello step odierno, riguardante l'ambito utopico, è quello che viene considerato Il libro più strano del mondo: il Codex Seraphinianus dell'artista italiano Luigi Serafini. Il Codice è una vera e propria enciclopedia di un mondo che non esiste, scritta in un linguaggio insensato! Si passa da una sezione dedicata all'analisi e alla catalogazione di fiori e ortaggi mai visti in natura, alla descrizione di strani animali fantastici, fino alla rappresentazione di realtà urbane completamente immaginarie. Dove l'anatomico e il meccanico si scambiano le loro morfologie [...] dove il vegetale si sposa al merceologico, lo zoologico al minerale [...] così il cementizio e il geologico, l'araldico e il tecnologico, il selvaggio e il metropolitano, lo scritto e il vivente, citando le parole di Italo Calvino, il quale realizzò una prefazione all'opera nell'edizione del 1993, edita da Franco Maria Ricci. Serafini ha creato un dizionario enciclopedico del tutto rivoluzionario, che in un certo senso ribalta la funzione delle consuete enciclopedie: così facendo è nata un'opera apprezzata e diventata cult in tutto il mondo.



Alcuni estratti del Codex

Riferimenti bibliografici:
(Consiglio la consultazione di questi link per avere accesso ad un numero maggiore di immagini e contenuti del libro -che qui sono riportati in piccolo numero per ragioni di spazio- in modo da apprezzare ancor di più questa incredibile opera.)

martedì 26 maggio 2020

STEP #18: Termine nella filosofia contemporanea

Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento si collocano la vita e l'opera del pensatore e storico dell'arte tedesco Aby Warburg. Di origini ebree e primogenito di una ricca dinastia di banchieri, Warburg dedicò gran parte della propria vita alla ricerca delle Pathosformeln (letteralmente "forme delle emozioni"), cioè gesti, posizioni e raffigurazioni presenti nell'arte europea con radici ben più antiche rispetto a quanto si possa immaginare. È così che l'Allegoria del mese di marzo di Francesco del Cossa, presente negli affreschi di palazzo Schifanoia a Ferrara, le due figure rappresentate (l'uomo nero vestito di stracci e con in mano una corda e l'uomo bianco, abbigliato elegantemente, che tiene in mano una freccia e un anello) sono in realtà rappresentazioni dei decani, divinità antichissime di origine egizia descritte nell'opera Introductorium in astronomiam dell'astronomo e filosofo persiano Albumasar. Per Warburg, che aveva anche intrapreso studi di tipo psicanalitico, questa presenza di invarianti, che fanno la loro comparsa in culture e popoli distanti nel tempo e nello spazio, è sintomo di una specie di memoria organica inconscia (la Die Mneme di Richard Semon), che riemerge in contesti anche molto diversi tra loro. (Questa è un'altra testimonianza della centralità, nella storia dell'uomo, del pensare per immagini.) Allo stesso modo, il gruppo rappresentato dal pittore Édourard Manet nel suo celebre dipinto Le déjeneur sur l'herbe, apparentemente modernissimo e rivoluzionario, trae in realtà ispirazione dal Giudizio di Paride di Marcantonio Raimondi. Warburg, per procedere nei suoi studi, poteva contare sull'ausilio di una biblioteca immensa, ordinata però in modo particolare: i libri, infatti, non erano organizzati seguendo alcun tipo di classificazione alfabetica o cronologia. bensì venivano indicizzati secondo una legge del buon vicinato, cioè seguendo l'affinità dei contenuti. In questo modo un saggio di scienze naturali poteva trovarsi accanto ad un trattato di etica o di astronomia cinquecentesco, e così via, in modo da provocare la nascita di combinazioni e idee inaspettate, favorendo i collegamenti trasversali tra le varie discipline. (Ancora oggi la biblioteca del Warburg Institute di Londra è cosi strutturata.) Come detto, questa grande disponibilità di libri e opere permise a Warburg di concentrare i propri sforzi verso la creazione di una sorta di atlante delle immagini (Bilderatlas) intitolato Mnemosyne, in onore della divinità greca della memoria. Questo atlante, organizzato come una specie di album fotografico, è diviso in sezioni, e in ognuna vengono accostate immagini in modo da creare delle vere e proprie mappe della memoria figurativa. Viene ad esempio ripercorsa la figura della ninfa, partendo dai sarcofagi antichi, passando per Raffaello (e, come detto, per Marcantonio Raimondi) fino ad arrivare al sopracitato Manet. Mnemosyne purtroppo rimane un'opera incompiuta a causa della morte di Warburg nel 1929 (un po' come il Theatro camilliano), ma è sicuramente il contributo più grande di questo personaggio, grazie al quale di fatto nacque una nuova disciplina: l'iconologia.

Aby Warburg fotografato nel suo studio
Riferimenti bibliografici:

martedì 19 maggio 2020

STEP #17: Abbecedario del termine

A: Animale
B: Biologia
C: Classificazione
D: Diagramma
E: Esperienza
F: Famiglia
G: Genere
L: Linneo
M: Modulo
O: Ordine
P: Phylum
Q: Quadro
R: Regno
S: Schema
U: Universalità
V: Vita
Z: Zoologia

lunedì 18 maggio 2020

STEP #16: Protagonista del termine

Come già anticipato sul finire di uno degli step precedenti, le idee di Raimondo Lullo furono riprese nei secoli successivi, in particolare da un personaggio che sarà il protagonista dello step odierno: Giulio Camillo. Umanista e filosofo italiano del XVI secolo, il Delminio (questo il suo "soprannome") si fece ideatore e promotore di un progetto allo stesso tempo grandioso e rivoluzionario: realizzare un Teatro della Memoria. L'arte della memoria, disciplina di tradizione nobile e antichissima, era frequente oggetto di studio e speculazione da parte di filosofi ed oratori. Il progetto del nostro può considerarsi come un unicum fino a quel momento: egli puntava alla creazione di un teatro ligneo che rappresentasse e racchiudesse tutto lo scibile umano. Per fare ciò, Camillo opera un ribaltamento del Teatro tradizionale, in quanto lo spettatore non è più seduto in platea ad assistere allo spettacolo che si svolge sul palco, ma è egli stesso protagonista, al centro del palco, con il contenuto in platea. Qual'era dunque questo contenuto? Il Camillo intendeva rappresentare, attraverso "luoghi" materiali e immagini, un vero e proprio alfabeto universale della conoscenza umana, in modo che chi si fosse posto al centro di esso avrebbe potuto accedere a qualsiasi nozione del sapere, esattamente come se stesse sfogliando un'enciclopedia (e forse addirittura di più!). Il Teatro camilliano doveva essere diviso in sette grandi gradini (ordini o gradi, il sistema orizzontale), contrassegnati da immagini (Primo grado, Convivio, Antro, Gorgoni, Pasifae, Talari, Prometeo), ognuno dei quali suddiviso a sua volta in altre sette parti (dei corridoi verticali), corrispondenti ai sette pianeti (Luna, Mercurio, Marte, Giove, Sole, Saturno, Venere). A ciascuna delle quarantanove intersezioni, come detto, era assegnata un'altra immagine simbolica (si noti come ritorni, ancora una volta, prepotentemente, il concetto del pensare per immagini, insito nel pensiero umano) desunta dalla mitologia: ognuna rappresentava una parte dello conoscenza, e dietro di esse erano contenuti degli scritti ad esse relazionati. (Si clicchi qui per una ricostruzione ideale del Theatro, in modo da comprenderne meglio la struttura.) Come in un teatro tradizionale le file più lontane dal palco venivano occupate dagli spettatori meno nobili, così i luoghi più lontani rappresentano il mondo materiale, quello cioè delle attività umane. All'avvicinarsi verso il centro aumentano i gradi di importanza dei temi trattati, fino ad arrivare alla mente divina. Il Theatro camilliano, di cui purtroppo non ci rimane nulla se non il trattato Idea del Theatro, in cui vengono esposte le teorie del filosofo, rappresenta uno dei più ambiziosi tentativi di unificazione del sapere mai realizzati, e verrà ripreso numerose volte nei secoli successivi.

Frontespizio dell'"Idea del Theatro" di Giulio Camillo

Riferimenti bibliografici:
(Cito da questo sito una metafora calzante per comprendere che cosa davvero rappresentasse il percorso dalle ultime file del Theatro verso il centro: "L'uomo che si libera della prigione corporea, trasfigurandosi in puro spirito, esemplifica il processo alchemico tramite cui la materia vile si spoglia delle scorie basse e ignobili, trasfigurandosi in metallo prezioso. Analogo è anche il processo retorico, tramite il quale la parola umana si libera dai vincoli del limitato, facendosi parola divina e universale".)

domenica 17 maggio 2020

STEP #15: Termine nei Limiti dello Sviluppo

Nel 1972 venne pubblicato il libro I limiti dello sviluppo, opera che conobbe un immediato successo e pose per la prima volta all'attenzione pubblica un problema fondamentale: quello dei limiti legati alla crescita umana sul pianeta Terra. Quest'opera fu commissionata dal Club di Roma ad un gruppo di ricercatori del MIT (il Massachusetts Institute of Technology): Donella e Dennis Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III. Il rapporto, basato su una simulazione computerizzata, predice le conseguenze sull'ecosistema terrestre dell'incessante crescita della popolazione e dello sviluppo economico, interrogandosi intorno alla sopravvivenza stessa del genere umano. Esso può essere riassunto nei cinque punti citati da Dennis Meadows durante la presentazione dell'opera a Washington nel 1972:
  1. Ci sono limiti fisici alla crescita che, al ritmo attuale, verranno probabilmente raggiunti già nel corso della vita dei nostri figli;
  2. Se operando scelte a breve termine continueremo a ignorare questi limiti, essi saranno inevitabilmente superati con conseguenze catastrofiche;
  3. L'unica alternativa è riequilibrare l'incremento demografico e la produzione materiale con l'ambiente e le risorse;
  4. Ci vorranno dai 50 ai 100 anni per raggiungere questo equilibrio;
  5. Ogni anno perso nel perseguimento di questi obiettivi rende una transizione ordinata verso una situazione di equilibrio sempre più difficile, riducendo le nostre opzioni.
Il libro ricevette molte critiche: per alcuni fu profetico, per altri catastrofico, ma ebbe comunque l'immenso merito di porre l'attenzione mondiale su questa delicata questione. Particolarmente interesse destarono le diverse proposte per quanto riguarda possibili scenari futuri, tutti conseguenze di diverse decisioni possibili. 

Il modello dei cinque indicatori nelle condizioni attuali, contenuto nei Limiti dello Sviluppo

Circa 30 anni dopo, all'inizio degli anni 2000 il sistema di analisi è stato incrementato e ciò ha portato, nel 2004, alla pubblicazione del libro Limits to Growth: The 30-Year Update (tradotto e pubblicato nel 2006 in italiano con il titolo I nuovi limiti dello sviluppo). In questo volume di "aggiornamento" vengono ripresentate le conseguenze già previste nell'opera originale, revisionate alla luce di una mole di dati di molto superiore rispetto a quella originaria. A titolo di esempio vengono qui proposti alcuni scenari descritti in questo volume, classificati in base al verificarsi di diverse condizioni:
  • Scenario 1 - Crisi delle risorse non rinnovabili: si va incontro ad un progressivo aumento delle risorse non rinnovabili (petrolio, carbone, gas naturale,...) causato da una diminuzione sempre crescente della loro disponibilità;
  • Scenario 2 - Crisi da inquinamento: si ipotizza la scoperta di nuovi giacimenti di risorse non rinnovabili, annullando (o rimandando) gli effetti dello scenario 1; il processo di crescita viene in questo caso bruscamente interrotto dall'inquinamento:
  • Scenario 3 - Crisi alimentare: si ipotizza che lo sviluppo tecnologico riduca progressivamente l'inquinamento, modificando lo scenario precedente; la popolazione mondiale continua comunque a crescere più velocemente della produzione agricola, andando incontro ad una crisi.

Riferimenti bibliografici:

sabato 16 maggio 2020

STEP #14: Termine in un fatto di cronaca

Le misure adottate negli scorsi mesi per tentare di arginare il diffondersi della pandemia di SARS-Cov-2 hanno portato alla chiusura forzata della quasi totalità delle attività commerciali. Per programmare la riapertura è stato ovviamente necessario fare riferimento ad una classificazione delle suddette attività, le quali vengono catalogate in base al codice ATECO (ATtività ECOnomiche): esso è un codice alfanumerico fornito dalla Camera di Commercio all'apertura di una nuova attività. Questo sistema di classificazione, adottato dall'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), serve appunto per ripartire gli esercizi commerciali a livello contributivo (e dunque è utile anche alle rilevazioni statistiche di carattere economico), e lo fa in base alla tipologia dell'attività svolta. La programmazione e la gestione della fase di ripartenza, senza questo prezioso sistema, sarebbe stata indubbiamente più difficoltosa.

Riferimenti bibliografici:

domenica 10 maggio 2020

STEP #13: Termine nell'ingegneria

L'analisi del termine in questione ci ha portato (e continuerà a portarci) a toccare diversi ambiti, e nello step odierno vedremo come esso si adatta nel contesto dell'ingegneria. Essendo l'ingegneria una disciplina a servizio dell'uomo, atta a soddisfarne le esigenze più pratiche, essa ha visto nel corso del tempo un'ampia diversificazione delle sue applicazioni, la quale rende necessaria un'operazione di classificazione delle sue diverse aree. Ed è proprio qui che il nostro termine svolge appieno la sua funzione: esso (lo ricordiamo, si tratta della parola "tassonomia") non si applica solamente ad uno specifico ramo ingegneristico, bensì all'ingegneria tutta, intesa come disciplina. Sarebbe infatti impossibile tenere a mente le numerosissime ingegnerie presenti attualmente senza una precisa classificazione. Si passa dalle ingegnerie più "classiche", come quella meccanica o civile, a quelle più moderne ed innovative, come l'ingegneria biomedica o informatica. Solo grazie ad un'ordinata e attenta classificazione si può apprezzare appieno la capacità dell'ingegneria di applicarsi trasversalmente a molteplici ambiti, anche molto diversi tra di loro, e orientarsi così all'interno di una delle discipline più affascinanti del sapere umano.

Riferimenti bibliografici:

venerdì 1 maggio 2020

STEP #12: Termine nel pensiero medievale e moderno

Uno tra i personaggi più celebri del XIII/XIV secolo in Europa fu il missionario spagnolo Raimondo Lullo. Egli, allo stesso tempo scrittore, teologo e filosofo, dedicò la propria vita al tentativo di convertire gli infedeli (in particolare musulmani ed ebrei) alla vera (secondo la sua concezione) fede cristiana. Si convinse presto che questo obiettivo andava raggiunto non attraverso l'utilizzo della forza, bensì convalidando i dogmi della fede attraverso delle ragioni inconfutabili. Tutti i suoi sforzi si concentrarono nella stesura di una delle sue opere principali: l'Ars compendiosa inveniendi veritatem seu ars magna et maior. All'interno di essa viene descritto il metodo dell'Ars magna, con cui Lullo intende trovare i concetti costitutivi (delle specie di principi) che, collegati tra di loro anche servendosi di figure e schemi, producano le proposizioni vere possibili, in modo da ottenere la verità. L'opera che maggiormente ci interessa, però, è l'Arbor scientiae, cioè la versione enciclopedica dell'Arte, creata dallo stesso Lullo per rendere chiara la propria dottrina. La struttura ad albero, come suggerisce il nome stesso dello scritto, viene utilizzata per organizzare il quadro generale del sapere: dalle radici, corrispondenti a nove principi trascendenti (o dignità divine) e a nove principi relativi dell'arte, si passa a sedici rami, considerabili a loro volta come alberi a sé stanti, ognuno diviso in sette parti (radici, tronco, branche, rami, foglie, fiori e frutti). Tra questi sedici rami ci sono, ad esempio: l'arbor imperialis (riguardante il governo civile e politico), l'arbor divinalis (il quale tratta uno dei misteri della fede cristiana, cioè l'unità e la Trinità di Dio) e l'arbor sensualis (dedicato agli esseri "sensibili" ed animali). Notiamo che Lullo non introdusse alcuna novità di contenuto nelle scienze: il suo approccio ad esse fu teso ad una risistemazione dei contenuti tradizionali, non ad un loro rinnovamento. Esso fu comunque rivoluzionario, e su queste basi si svilupperanno idee come quella del Theatro.

L'"Albero della Scienza" di Raimondo Lullo

[...]
MONACO: [...] Raimondo ti prego di scrivere un libro generale che aiuti a capire le altre scienze, poiché un intelletto confuso è un grande pericolo[...]
[...]
MONACO: Raimondo a che cosa pensi? Perché non mi rispondi?
RAIMONDO: Signore, sto riflettendo sul significato di quest'albero, sul fatto che esso significa tutto ciò che esiste. E mi viene voglia di scrivere il libro che mi hai chiesto accogliendo il significato di quello che l'albero indica con le sue sette parti: radici, tronco, branche, rami, foglie, fiori e frutti; secondo questo schema organizzerò il libro.
[...]

Riferimenti bibliografici:
(PDF dell'opera Arbor Scientiae)
(Da qui è stato tratto l'estratto del dialogo tra il monaco-il quale compare anche nell'illustrazione-ed il nostro Raimondo Lullo)

STEP #24: Sintesi finale

Siamo ormai giunti al termine del nostro percorso. Un percorso lungo e articolato che, a partire dall'analisi del termine "tassonom...